Per gli speciali di Radio1 Rai dedicati all’ultima edizione del Premio Tenco, Stereonotte ha trasmesso l’intervista alla “cantantessa” italiana più amata, simbolo della canzone d’autore al femminile: Carmen Consoli.
“Tra i nuovi cantautori spicca senz’altro Levante – ha detto la Consoli –, un’artista molto originale e ironica. Se qualcuno ha voluto accostare il suo nome al mio, posso esserne solo lusingata”.
Dietro le quinte del Teatro Ariston di Sanremo, ai microfoni di Silvia Boschero e Timisoara Pinto, la Consoli ha parlato dei sogni di suo padre, di suo figlio, della nuova canzone d’autore, del suo intimo legame con il mare (tema del Tenco 2017) e di un ideale di accoglienza .
“Il mare è l’elemento che mi ha fatto decidere di vivere in Sicilia, di far crescere mio figlio a Catania con mia madre. La scuola di mio figlio è proprio sul mare, ad Aci Castello, e vedere ogni mattina questo blu immenso, bellissimo, brillante, è qualcosa a cui non credo di poter rinunciare. E’ una grande metafora il mare, la metafora del viaggio, delle nostre odissee mentali, porti a cui approdare per poter crescere e cambiare. Un giorno anche mio figlio cercherà di andare via dalla sua terra, come lo abbiamo desiderato tutti. Il sogno è un valore che si è perso ultimamente. Noi inseguiamo il profitto in nome del dio denaro, però il mare ti restituisce questo diritto, l’idea che sia importante continuare a sognare".
Inevitabile un riferimento agli sbarchi dei migranti, ai quali, ha raccontato Carmen Consoli, talvolta ha portato un piccolo aiuto. "Purtroppo oggi il mare è anche ambasciatore di cose tristi. Sulle nostre coste questo sguardo oltre l’orizzonte ci restituisce frammenti di vite spezzate. Con la mia famiglia portiamo uova sode e coperte”.
Al Tenco in qualità di ospite, ma anche di produttrice di Gabriella Lucia Grasso che correva in cinquina per la Targa “miglior album in dialetto”, la Consoli ha ribadito l’importanza del lavoro artigianale anche in discografia: “Dare la possibilità ai nuovi cantautori di farsi conoscere era il sogno di mio padre e così anni fa abbiamo creato insieme la Narciso Records, un piccolo laboratorio sull’Etna pieno di strumenti analogici”.
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