Un dipinto di Aldo Carpi |
Aldo Carpi, pittore e scultore, papà del grande e geniale compositore Fiorenzo Carpi e di altri cinque figli, fu deportato a Mauthausen e poi a Gusen.
Riuscì a salvarsi perché i nazisti gli chiedevano i ritratti per le loro fidanzate, dipingeva per loro anche i paesaggi che da lì, naturalmente, non poteva vedere.
A Gusen riuscì a scrivere delle brevi lettere in cui immaginava di rivolgersi a sua moglie Maria. Queste pagine sono arrivate a teatro grazie allo spettacolo della nipote, Martina Carpi, figlia del primogenito Fiorenzo.
Aldo Carpi, pensate, era nato a Milano nel 1886 e a 12 anni è già testimone della storia, dei moti operai del 1898, degli arresti e delle repressioni di Bava Beccaris.
"I fascisti sono venuti a prendermi perché avevo aiutato un'allieva ebrea agli esami di Brera, l'avevo aiutata come qualsiasi altro allievo che ne avesse avuto bisogno, solo che mi aveva fatto orrore vedere quella povera ragazza messa da parte come una bestia velenosa, mentre dei miei colleghi prendevano sul serio quelle cose ed è stato uno di loro a denunciare il fatto."
In quelle infime condizioni, Aldo Carpi riuscì sempre a mantenersi uomo, di quella tragica esperienza ricorda lo sforzo di mantenere la calma, la speranza, lo sguardo sempre alto e lontano, ma tornato a casa e nominato direttore di Brera per acclamazione, non volle mai più rileggere il suo diario. “Mi venivano in mente le canzoni, gli echi e gli accenti di Vivaldi e di Bach” racconterà anni dopo.
Tutta la sua famiglia riuscì a scappare in Svizzera, tranne Paolo, il penultimo figlio, deportato e ucciso a Gross-Rosen a pochi giorni dalla liberazione, appena i nazisti capirono che mancava poco all'arrivo delle armate sovietiche.
Tutto questo lo so perché ieri sera ho ascoltato il racconto di Martina Carpi che ha voluto portare a teatro questa storia di famiglia, questa storia che riguarda tutti noi.
Aldo Carpi con la nipote Martina |