Fabrizio Gifuni (Esther Favilla Photographer) |
Il 31 luglio 1919 nasceva a Torino lo scrittore Primo Levi, le celebrazioni per il Centenario della nascita cominciano oggi nell’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino Modena, con un reading di Fabrizio Gifuni, quali pagine ha scelto, Fabrizio?
"Abbiamo scelto, insieme naturalmente alla Fondazione internazionale Primo Levi che mi ha invitato ad aprire questo anno dedicato alle celebrazioni, il capitolo del viaggio, quello che apre “Se questo è un uomo”, in cui Primo Levi racconta il momento della sua cattura, la deportazione nel campo di internamento di Fossoli, i giorni precedenti all’annuncio della deportazione nel campo di Auschwitz, quindi leggeremo esattamente a 75 anni di distanza nello stesso luogo e ci sarà un cortocircuito di spazio e tempo abbastanza emozionante. Concluderemo con l’ultimo libro di Primo Levi “I sommersi e i salvati”, un libro straordinario, sicuramente di pari importanza, se non il più importante di Primo Levi".
Fabrizio Gifuni ha interpretato molti testi legati a personaggi simbolo del Novecento, da Cesare Pavese a Pasolini, Giovanni Falcone, Franco Basaglia. E’ la prima volta che si avvicina ai testi, alle parole di Levi?
No, mi era capitato l’anno scorso di leggere “La chiave a stella” e “Il sistema periodico”, all’interno dei quali c’è un Levi anche inaspettato, ironico, sferzante. Tra i personaggi che ricordavi e che ho avuto la fortuna di incontrare, c’è Franco Basaglia, molto legato a Primo Levi, perché la prima volta che fece il suo ingresso nell’ex manicomio di Gorizia nel 1961, ripescò nella sua mente le parole di "Se questo è un uomo”, che furono le prime che gli vennero in mente.
Il lavoro sulla memoria è molto complesso e delicato, non è soltanto legato al ricordo, ma a quello che la memoria deve innescare nel presente. Le parole di Levi che leggerò sono importanti soprattutto per oggi, per ricordarci e tenere alta la guardia su ogni tipo di muro, di discriminazione, di odio. Purtroppo sono giornate in cui siamo completamente circondati dalla vergogna e dall’ignominia".
Sono tanti gli episodi di antisemitismo in questi ultimi giorni, da Parigi a Lione. In Italia 25 casi dall’inizio dell’anno secondo l’Ossevatorio della Fondazione Centro di documentazione ebraica. Primo Levi diceva “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, anche questo è il ruolo dell’attore. Lei, Gifuni, ha detto “Noi attori siamo in ascolto, viviamo il teatro come fatto politico, fatto per la polis”.
“Sì, le parole di Levi sono di un’esattezza, di una precisione, provengono anche dalla sua consuetudine con la chimica: le parole e il linguaggio diventano sostanze da distillare. Tutte le nostre giornate si aprono con la lettura o assistendo a episodi ignobili, tutto questo ha riguardato e riguarda il concetto di straniero e di diversità nei campi di concentramento, ad Auschwitz, a Dachau, c’erano omosessuali, dissidenti e Levi lo scrive molto chiaramente. Parla di un’infezione latente, presente in ogni essere umano, di ritenere ogni straniero nemico a se stesso, questa infezione latente si manifesta spesso in episodi saltuari e non coordinati tra loro. Quando tutto questo diventa invece un sistema di pensiero, alla fine della catena di questo sillogismo c’è il lager, non si scappa da questo. Allora il lavoro di resistenza si fa in tanti modi, ma è soprattutto quello di contrastare i singoli atti fino al momento in cui restano atti non coordinati fra loro, atti ignobili, ma saltuari, quanto tutti questi gesti iniziano a unirsi in una catena, il pericolo diventa molto grande”.
Timisoara Pinto
per Radio1 in viva voce
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